Nulla di meglio riesco a dire oltre questa recensione di mymovies.it:
Quando un gruppo di cyber-terroristi stacca la spina degli U.S.A., gettando l'intero paese nel panico, le autorità federali e l'esercito brancolano letteralmente nel buio. Il veterano John McClane, ancora una volta nel posto sbagliato al momento sbagliato, si troverà così a dover affrontare una minaccia globale da parte dei propri storici nemici giurati: terroristi e tecnologia.
L'agente di polizia più coriaceo in circolazione, avvalendosi in questa occasione dell'aiuto di un giovane pirata informatico, può aver perso il pelo ma non il vizio di prendere di petto le situazioni, e conosce sempre e solo un modo di raddrizzare le cose: di prepotenza. Nell'era dei sequel anacronistici, quella per intenderci in cui Rocky Balboa delude e Rambo 4 è sulla buona strada, la notizia è che Die Hard - Vivere o Morire soddisfa le aspettative. Bruce Willis torna a impersonare l'eroe che gli ha regalato la notorietà, John McClane, e lo fa da maestro, fondendosi completamente con il personaggio in un contesto attento e coerentemente sbruffone: niente più trappole di cristallo o aeroporti, sulla scia di Die Hard 3 gli spazi si aprono definitivamente per regalare al personaggio una libertà di movimento tale da renderlo completo.
Lasciando da parte ovvie quanto tediose letture relative ai tempi che corrono e varie interpretazioni più o meno interessanti, è sicuramente più pertinente sottolineare che sotto la regia dell'aitante Len Wiseman l'azione fa ancora una volta la voce grossa, e lo fa in modo spavaldo. Prendendosi libertà che corrono il rischio di ridimensionare le imprese passate del protagonista, si danza sul filo dell'eccesso per quanto riguarda la verosimiglianza di alcune sequenze e di conseguenza dell'intera vicenda, ma a conti fatti stiamo parlando di John McClane, l'ultimo vero cowboy: non resta quindi che andare al cinema, perché di questo si parla, e godersi lo spettacolo. In definitiva, per rispondere ai fanatici del paragone, seppur non in grado di coinvolgere quanto i capitoli precedenti, né di bissarne l'impatto, il quarto episodio della saga è tosto al punto da giustificare appieno la propria esistenza.
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