19 feb 2012

Tra voi però non è così...


Il Papa continua imperterrito ad insistere su questo tema.

La ragion di stato, la "prudenza" (che è quella della carne e non dello spirito come avverte san Paolo), sono tutte maschere della PAURA, generata dalla mancanza di Fede nel Figlio di Dio, N. S. Gesù Cristo. Queste maschere fanno in modo che persone dotte, intelligenti, smart, conoscitrici del mondo e del Vangelo...abbiano stili di governo pavidi e tiepidi e non sappiano prendere quelle decisioni generose e audacemente pazze che i Figli di Dio sono invece chiamati a prendere.


Celentano ha visto bene. Moltissimi Vescovi lo sanno e lo hanno capito ed apprezzato.

Gesù è morto ucciso dalla sua gente, dalla sua chiesa, da una chiesa autoreferenziale governata da "sepolcri imbiancati" pieni di ossa secche di morti da tempo...

E' la Fede viva e vera che serve nella Chiesa... Lo Spirito Santo sta lavorando nell'ombra ad una nuova primavera della Chiesa; cadranno rami secchi e il vento gelido dell'inverno soffierà forte scuotendo alberi centenari ma secchi.
Ma il sole della primavera di Vita tornerà a splendere.
Benedetto; colui che viene nel nome del Signore, ne è un umile ma straordinario strumento.

AI NUOVI CARDINALI: SERVIZIO A DIO, ALLA CHIESA E AI FRATELLI
Città del Vaticano 18 febbraio 2012 (VIS). Questa mattina alle 10:30, il Santo Padre ha tenuto nella Basilica Vaticana il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di 22 nuovi Cardinali. Il Concistoro di oggi è il quarto del Pontificato di Benedetto XVI.
Dopo la preghiera iniziale e la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha tenuto la sua allocuzione della quale riportiamo ampi estratti:
«Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam». Con queste parole il canto d’ingresso ci ha introdotto nel solenne e suggestivo rito del Concistoro (...) Sono le parole efficaci con le quali Gesù ha costituito Pietro quale saldo fondamento della Chiesa. Di tale fondamento la fede rappresenta il fattore qualificativo: infatti Simone diventa Pietro – roccia – in quanto ha professato la sua fede in Gesù Messia e Figlio di Dio".
"Le parole rivolte da Gesù a Pietro mettono bene in risalto il carattere ecclesiale dell’odierno evento. I nuovi Cardinali, infatti, tramite l’assegnazione del titolo di una chiesa di questa Città o di una Diocesi suburbicaria, vengono inseriti a tutti gli effetti nella Chiesa di Roma guidata dal Successore di Pietro, per cooperare strettamente con lui nel governo della Chiesa universale. (...) In questo delicato compito sarà loro di esempio e di aiuto la testimonianza di fede resa con la vita e con la morte dal Principe degli Apostoli, il quale, per amore di Cristo, ha donato tutto se stesso fino all’estremo sacrificio".
"E’ con questo significato che è da intendere anche l’imposizione della berretta rossa. Ai nuovi Cardinali è affidato il servizio dell’amore: amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli con una dedizione assoluta e incondizionata, fino all’effusione del sangue, se necessario, come recita la formula di imposizione della berretta e come indica il colore rosso degli abiti indossati. A loro, inoltre, è chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri. Si tratta di essere eminenti servitori della Chiesa che trova in Pietro il visibile fondamento dell’unità".
"Nel brano evangelico poc’anzi proclamato, Gesù si presenta come servo, offrendosi quale modello da imitare e da seguire. (...) Il servizio a Dio e ai fratelli, il dono di sé: questa è la logica che la fede autentica imprime e sviluppa nel nostro vissuto quotidiano e che non è invece lo stile mondano del potere e della gloria".
L'episodio del Vangelo di oggi, nel quale Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di sedere nella sua gloria uno a sua destra e uno alla sua sinistra (Mc 10,37), "dà modo a Gesù di rivolgersi a tutti i discepoli e «chiamarli a sé», quasi per stringerli a sé, a formare come un corpo unico e indivisibile con Lui e indicare qual è la strada per giungere alla vera gloria, quella di Dio: 'Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti'". (Mc 10,42-44)
"Dominio e servizio, egoismo e altruismo, possesso e dono, interesse e gratuità: queste logiche profondamente contrastanti si confrontano in ogni tempo e in ogni luogo. Non c’è alcun dubbio sulla strada scelta da Gesù: Egli non si limita a indicarla con le parole ai discepoli di allora e di oggi, ma la vive nella sua stessa carne. Spiega infatti: «Anche il Figlio dell’uomo non è venuto a farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti» (v. 45). Queste parole illuminano con singolare intensità l’odierno Concistoro pubblico. Esse risuonano nel profondo dell’anima e rappresentano un invito e un richiamo, una consegna e un incoraggiamento specialmente per voi, cari e venerati Fratelli che state per essere annoverati nel Collegio Cardinalizio".
"Secondo la tradizione biblica, il Figlio dell’uomo è colui che riceve il potere e il dominio da Dio. Gesù interpreta la sua missione sulla terra sovrapponendo alla figura del Figlio dell’uomo quella del Servo sofferente, descritto da Isaia. (...) Il suo servizio si attua nella fedeltà totale e nella responsabilità piena verso gli uomini. Per questo la libera accettazione della sua morte violenta diventa il prezzo di liberazione per molti, diventa l’inizio e il fondamento della redenzione di ciascun uomo e dell’intero genere umano".
"Cari Fratelli che state per essere annoverati nel Collegio Cardinalizio! Il dono totale di sé offerto da Cristo sulla croce sia per voi principio, stimolo e forza per una fede che opera nella carità. La vostra missione nella Chiesa e nel mondo sia sempre e solo «in Cristo», risponda alla sua logica e non a quella del mondo, sia illuminata dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi dalla Croce gloriosa del Signore. Sull’anello che tra poco vi consegnerò, sono raffigurati i santi Pietro e Paolo, con al centro una stella che evoca la Madonna. Portando questo anello, voi siete richiamati quotidianamente a ricordare la testimonianza che i due Apostoli hanno dato a Cristo fino alla morte per martirio qui a Roma, fecondando così la Chiesa con il loro sangue. Mentre il richiamo alla Vergine Maria, sarà sempre per voi un invito a seguire colei che fu salda nella fede e umile serva del Signore".
"Cari fratelli e sorelle, pregate perché nei nuovi cardinali possa rispecchiarsi al vivo il nostro unico Pastore e Maestro, il Signore Gesù, fonte di ogni sapienza, che indica la strada a tutti. E pregate anche per me, affinché possa sempre offrire al Popolo di Dio la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite fermezza il timone della santa Chiesa".
Al termine dell'omelia il Papa ha letto la formula di creazione dei nuovi cardinali, annunciando l'Ordine presbiterale o diaconale a loro assegnato. I nuovi cardinali hanno recitato il credo e il giuramento di fedeltà e obbedienza al Pontefice e ai suoi successori. Quindi il Papa ha imposto la Berretta cardinalizia, ha consegnato l'anello, ed ha assegnato a ciascuno una chiesa di Roma, quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Santo Padre nell'Urbe.
Concluso il rito, il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Cardinale Angelo Amato, ha introdotto il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione dei beati Jacques Berthieu, sacerdote professo della Compagnia di Gesù, martire; Pedro Calungsod, catechista laico, martire; Giovanni Battista Piamarta, sacerdote e fondatore della Congregazione della Santa Famiglia di Nazareth e della Congregazione delle Suore Umili Serve del Signore; Maria del Monte Carmelo, fondatrice delle suore dell'Immacolata Concezione Missionarie dell'Insegnamento; Marianne Cope, religiosa della Congregazione
delle Suore del Terzo Ordine Francescano di Syracuse (New York); Katherine Tekakwitha, laica, e Anna Schäffer, laica. Il Santo Padrevha decretato che siano iscritti nell'Albo dei Santi domenica 21 ottobre 2012. Il Concistoro si è concluso con la Benedizione Apostolica.

2 commenti:

  1. Leggo questo post con vari mesi di ritardo, ma vorrei comunque lasciare un commento.
    Mi colpisce il tuo riferimento alla paura. È vero. È la paura che ci ferma, la paura di vivere che ci fa rinchiudere in corazze aggressive. La paura di perdere tutto perché ci accorgiamo che, in fondo, non possediamo niente. La paura è la consapevolezza malcelata dell’apparenza quando guardiamo solo alle nostre forze. Senza radici profonde non si può vincere la paura. Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato proprio così: non abbiate paura! Eppure, paradossalmente, ci vuole molto coraggio per vincere questa paura. Perché ci vuole coraggio ad abbassare le difese e a ricevere linfa dalle radici.
    Che cosa en pensate? Sono una pensatrice solitaria?
    Leda

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  2. Leda grazie per la tua attenzione a questo blog!
    Come vedi l'argomento è sempre attuale: l'unica cosa che "anatemizza" la paura è l'amore. San Giovanni scriveva "Qui autem timet non est perfectus in caritate" Che San Josemaria Escriva traduceva con un maccheronico (ma fedelissimo) "Chi ha paura non sa amare". Solo che l'amore vuol dire dare sè stessi fino a perdere tutto (non solo tempo ed energie affettive ed attenzioni, ma sicurezze e soprattutto POTERE. Questo è difficile (come scrivi tu) perchè abbiamo un vulnus, una ferita che ci fa proclivi alla paura; ma l'amore è più forte: "Chi crede in me non muore, ma vivrà in eterno". Gesù non voleva dire "chi sa il catechismo" ma "chi mi ama"; avere fede in Lui vuol dire volergli bene teneramente, come Lui ne vuole a noi.

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