28 mag 2008

EDUCAZIONE, ETICA, FAMIGLIA & SCUOLA

tratto da: www.famigliaescuola.it/

Oggi è frequente incontrare persone (genitori, alunni, insegnanti…) che, guardando all’azione della scuola, intendono la conoscenza in senso prevalentemente estensivo. Ritengono cioè che l’importante sia conoscere “molte cose”.

Non mancano però gli assertori di una prospettiva che privilegi invece “la lettura di poche cose, ma veramente essenziali”.
Il consiglio che qui ci sentiamo di offrire è quello di rifuggire la frenesia dell’informazione. Di rivalutare l’aspetto “qualitativo” della conoscenza, puntando ad approfondire ciò che le cose sono.

Risulta logico quindi che la persona, più che informata e resa capace di svolgere un’attività utilitaristica, vada educata. Non si tratta di addomesticare o addestrare l’alunno, limitandosi a riempirlo di dati. Bensì di aiutarlo a sviluppare solide virtù intellettuali e morali, finalizzate al bene. E questo, appellandosi alla sua intelligenza e alla sua libertà.

In questa prospettiva, è auspicabile che il docente miri a risvegliare nei propri alunni un autentico interesse per ciò che è buono, evitando che si polarizzino eccessivamente su conoscenze di tipo tecnico, la cui utilità è facilmente percepita quando si punta ad una buona resa economica del proprio lavoro.

L’alunno dovrebbe comprendere che quanto sta facendo è molto di più che ottenere un titolo di studio che lo abiliterà a svolgere una funzione nell’ingranaggio sociale. Egli sta cercando di acquisire la maturità umana. A questo scopo anche le scienze settoriali sono utili, perché sono al servizio della sapienza, che è al servizio del bene.

Il docente dovrebbe aiutare l’alunno (e i genitori) a evitare certi equivoci oggi molto frequenti:
- confondere il concetto di verità con quello di certezza;
- intendere il bene come sinonimo di piacere;
- vedere la libertà come una forma di irresponsabilità;
- intendere il valore (ciò che è buono in sé e per sé) come utilità.

Premesso dunque che la missione essenziale degli insegnanti è l’educazione, come aiuto allo sviluppo armonioso della persona nella sua integrità, occorre sottolineare che però il luogo primordiale di tale educazione è la famiglia.
Nella famiglia, che precede lo Stato e le altre forme di organizzazione sociale, i primi educatori sono i genitori (e, in via derivata, i fratelli e le sorelle). La natura dota i genitori della qualità più importante per educare: l’amore. Un amore che deve diventare anche riflessivo, volontario, libero.

L’amore verso l’altro in quanto altro è la fonte di ogni azione educativa. E’ difficile accettare di essere educati da chi non ci vuole bene. Così come la natura dota i genitori di questa naturale autorità, dota i figli della corrispondente docilità spontanea.
Intendendo per amore un atto di libertà, una scelta generosa grazie alla quale si vuole il bene dell’altro, si può dire che anche i docenti – se hanno una reale vocazione educativa – posseggono una sorta di amore spontaneo verso i propri alunni, un amore che , anche qui, deve diventare pienamente etico.
Un grave ostacolo alla legittima educazione della persona è costituito da un’irresponsabile abdicazione dei genitori al loro diritto-dovere educativo. Ciò può verificarsi per ignoranza, per mancanza di preparazione (da vari punti di vista), per egoismo, per pressioni esterne (un lavoro troppo assorbente, uno Stato invadente ecc.).

Nei rapporti con la scuola, i genitori non hanno il compito di aiutare i docenti a portarla avanti, ma sono i docenti che devono aiutare i genitori a portare avanti la famiglia in quell’aspetto essenziale dei loro doveri che è l’educazione dei figli. La scuola e i docenti, quindi, si trovano a entrare in una sfera familiare, perché la famiglia è l’ambito naturale in cui la missione educativa deve primariamente compiersi. In qualche modo, sotto questo aspetto, la scuola è un’estensione della famiglia. Questa comunque non deve, né ha la competenza per farlo, interferire arbitrariamente con il funzionamento della scuola, anche se questa adempie una funzione sussidiaria per loro incarico.

Per la sua peculiare funzione, la scuola non è un’impresa che presta determinati servizi (educazione dei figli) in cambio di certi benefici economici.
Ciascuno degli alunni è una persona, (che va rispettata in quanto tale, qualunque sia la sua situazione di salute, di cultura, di censo). Ciascuno dei docenti è una persona, che aiuta i genitori a compiere rettamente il loro dovere di educare i figli. Tra genitori, docenti e alunni si crea una relazione personale, di solidarietà, di comunione e di cordiale collaborazione. Queste sono condizioni necessarie per un efficace lavoro educativo.

(Cfr. Carlos Cardona, Etica del lavoro educativo, Ed. Ares, Milano 1991)

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