22 ott 2008

OASIS - Whatever (ingl-ital)

TESTO

I'm free to be whatever I

Whatever I choose

And I'll sing the blues if I want


I'm free to say whatever I

Whatever I like

If it's wrong or right it's alright


Always seems to me

You only see what people want you to see

How long's it gonna be

Before we get on the bus

And cause no fuss

Get a grip on yourself

It dont cost much


Free to be whatever you

Whatever you say

If it comes my way it's alright


You're free to be wherever you

Wherever you please

You can shoot the breeze if you want


It always seems to me

You only see what people want you to see

How long's it gonna be

Before we get on the bus

And cause no fuss

Get a grip on yourself

It don't cost much


I'm free to be whatever I

Whatever I choose


And I'll sing the blues if I want


Here in my mind

You know you might find

Something that you

You thought you once knew

But now it's all gone

And you know it's no fun

Yeah I know it's no fun

Oh I know it's no fun


I'm free to be whatever I

Whatever I choose

And I'll sing the blues if I want


I'm free to be whatever I

Whatever I choose

And I'll sing the blues if I want


Whatever you do

Whatever you say

Yeah I know it's alright


Whatever you do

Whatever you say

Yeah I know it's alright



TRADUZIONE

Sono libero di essere qualsiasi cosa, qualsiasi cosa io scelga

e canterò la tristezza se ne avrò voglia


Sono libero di dire qualsiasi cosa, qualsiasi cosa mi piaccia,

giusta o sbagliata andrà comunque bene


Mi sembra che tu veda sempre ciò che le persone vogliono che tu veda


Quando tempo passerà prima che io e te saliremo sull'autobus

e non protestare, controllati, non costa molto


Sono libero di essere qualsiasi cosa, qualsiasi cosa tu dica

e se sarà come dico io andrà bene


Sei libera di essere qualsiasi cosa, qualsiasi cosa che ti pare

puoi anche masticare l'aria se vuoi


Qui nella mia mente sai che troveresti

qualcosa che tu pensavi di conoscere un tempo,

ma ora è tutto finito e tu sai che non è divertente,

sì, lo so non è divertente, oh, lo so non è divertente


Qualsiasi cosa tu faccia, qualsiasi cosa tu dica, si, so che andrà bene

11 ott 2008

Giovani e sesso (segue da "Pensiamoci sù...")

Il complesso tema della sessualità, pur non costituendo la realtà più importante nella vita di una persona, è oggi al primo posto dell’attenzione sana e della voglia di capire delle giovani generazioni.

Il fatto che questa società adulta si mostri “adolescenziale” agli occhi degli adolescenti non fa altro che screditare, nella prospettiva dei giovani teenager, il fatto di diventare loro un giorno adulti. Perché questo vorrebbe dire “arrivare a pensare un giorno come quelli”. Riguardo ad una cosa così importante il giudizio dei giovani non conosce mezzi termini: “La società adulta ha fallito nel sesso e nell’amore – sembrano decretare tacitamente - chi di noi la segue è un rintontito che si è lasciato abbindolare da questi pennelloni che avrebbero dovuto insegnarci ad amare e invece stanno lì a farsi di alcool e tradirsi su Internet. Adesso ognuno è solo. Deve arrangiarsi da sè e, sbattendo la faccia contro molti muri, sperare forse, molo forse, un giorno di arrivare ad imparare ad amare”.

In questa società fallita da questo punto di vista, ultimamente si riaccende la polemica sulle posizioni della Chiesa riguardo la contraccezione, e invece di cercare di capire il perché si scava un fossato ancora più profondo, irrazionale, tra credenti e non credenti riguardo un tema che dovrebbe vedere tutti uniti sulle cose fondamentali che riguardano gli uomini.

Il nodo del problema è la scissione anima-corpo (cfr. Death Cab for Cutie, Soul Meets Body). Nella nostra società fallita (nel know-how dell’emozione e nella gestione di affetti e sentimenti), siamo sin troppo abituati a pensare che “una cosa sono io e un’altra è il mio corpo”. Questo errore, nato quando Cartesio e Kant sproloquiavano, e mezzo mondo gli andava appresso, adesso lo paghiamo caro.

Per fare un esempio: è frequente sentire uno che vuole fare il macho che parlando di una ragazza, purtroppo, la definisca riferendosi agli organi genitali. Certo, tutti sanno che voleva dire che è una gran bella ragazza, ma guarda un po’ per dirlo deve scindere la persona dalla genitalità. Arrivare alla persona partendo dalla genitalità non è un percorso che giunge al termine. Di solito si ferma all’inizio. E non ci capiamo più (cfr. Tiromancino, Felicità)

Come fare a spiegare le posizioni della Chiesa?

Prima di tutto è importante ricordare che il sesso l’ha inventato Dio. Una premessa forse chiarificatrice per chi pensa che per i cattolici questo sia un campo “tabù”, difficile o scomodo. Il corpo, l’attrazione che provano due persone di sesso diverso, il piacere legato all’atto sessuale, tutto questo è uscito dalle mani di Dio; l’ha voluto Dio, l’ha inventato Dio e lo conosce molto meglio di quanto noi uomini possiamo conoscerlo.

Secondo passo: usciamo dalla teologia ed entriamo in campo antropologico. Come ha dimostrato parte della filosofia (anche atea) del secolo XX°, io-sono anche-il-mio-corpo. Così Husserl, Sartre e Merlau-Ponty. Di quest’ultimo leggiamo su Wikipedia: “Partendo dallo studio della percezione, Merleau-Ponty giunge alla conclusione che il corpo proprio non è solamente una cosa, un potenziale oggetto di studio della scienza, ma è anche la condizione necessaria dell'esperienza: il corpo costituisce l'apertura percettiva al mondo. Per così dire, il primato della percezione significa un primato dell'esperienza, nel momento in cui la percezione riveste un ruolo attivo e costitutivo. Lo sviluppo di suoi lavori instaura quindi un'analisi che riconosce sia una dimensione corporea della coscienza sia una sorta di intenzionalità del corpo. L'argomentazione è in netto contrasto, di fatto, con l'ontologia dualista delle categorie corpo-spirito di René Descartes”.

Terzo passo: riflettiamo. Quando uno dà la mano ad una persona sta significando qualcosa che avviene fuori ma anche dentro di sé (stima, rispetto). Quando uno da un bacio ad un genitore o ad un amico sta significando qualcosa che avviene fuori ma anche dentro di sé (affetto, confidenza). Quando due persone “fanno sesso” stanno significando due cose diverse dentro e fuori di sé. Questo, visto che coinvolge le dimensioni più profonde della persona, lascia un segno. Uno non può fare sesso come se si grattasse dietro l’orecchio o facesse le bolle di sapone (atti che pure coinvolgono il proprio corpo). Nel rapporto sessuale la persona è fortemente coinvolta (quasi risucchiata diremmo) da quello che sta facendo; tutte le sue dimensioni, fisiche e spirituali, lo sono. Ma è giusto che sia così: il sesso è il sigillo corporale del si che altrimenti rimarrebbe etereo.

Conclusione: il sesso unisce due persone che si sono dette sì con il cuore e con la mente perché non siamo (Cartesio ci senti?) solo mente, cogito. Tra parentesi, a tal proposito, converrà ricordare che il matrimonio rato e non consumato, cioè celebrato davanti a Dio ma al quale non è seguita la copula dei due coniugi è (dopo ampia indagine e solo da parte del Romano Pontefice) per la Chiesa “scindibile”. Dopo non più. Nemmeno il Papa può scindere l’unione rata e consumata. Perché è così? Ma per la straordinaria importanza che la Chiesa dà al corpo. Se due si dicono sì con la mente, con il cuore, con la volontà devono poi “completare” questo sì con il sì del corpo. Ma questo è vero solo per due che si danno del tutto, uno con una per sempre. Viceversa sarebbe finzione. E la finzione in queste cose porta male, crea scissione. Alla lunga frustrazione e incomprensione. Alla fine divisione (o morale o proprio separazione fisica), perché non basta l’unione dei corpi né quella delle sole volontà.

La contraccezione è separare (con la chimica o con la plastica) i due corpi, non unirli. Coloro che si amano così con lì’idea di avvicinarsi in realtà si allontanano fino ad arrivare a non riconoscersi più.

La contraccezione è (c’è bisogno di dirlo) quanto di più innaturale possa frapporsi tra due corpi. Chiedete al Lancet o al New England Journal of Medicine che risultati danno gli studi sul rapporto uso della pillola contraccettiva/tumori nella donna… E questa non è teologia, né antropologia: è avere sale in zucca e fare le cose bene. Nessuno mette dello Champagne nel serbatoio di una Jaguar dicendo: “ma è meglio della benzina!”. Certo sono due cose favolose (Champagne e Jaguar) ma nell’auto ci va la benzina e a tavola si beve lo Champagne. Il fatto che io possa materialmente mettere lo Champagne nella Jaguar non vuol dire che devo farlo o che è bene farlo. La natura mi ha dato l’intelligenza per formulare corretti giudizi in casi come questi.

La natura non và plagiata. Va studiata, compresa e – a fatica forse – vissuta. Noi questo oggi non lo capiamo perché siamo scissi dentro (e questo è di natura), distratti (e questo è lo stile di vita) e, come se non bastasse, circondati da falliti. Senza sconfortarci o giudicare gli altri (forse al loro posto avremmo fatto peggio), rimbocchiamoci le maniche (e i neuroni) e costruiamoci delle idee proprie in materia. E’ entusiasmante quello che propone Benedetto XVI: “la libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo, ogni generazione, sia un nuovo inizio” (Enciclica Spe Salvi, n. 24). Questo è da fuoriserie (cfr. R.E.M., The Outsiders).

Non basta leggere o ascoltare, bisogna convincersene dialogando, confrontandosi e vivendo. La Chiesa ci dice “prenditi cura di te e del tuo corpo, agisci secondo natura”. Mancano maestri che insegnino ai giovani, con convinzione e con linguaggio appropriato, che questa è la strada.



The Bourne Ultimatum

Terzo episodio della saga di Jason Bourne, genialmente quanto glacialmente interpretato da Matt Dillon. Non è solo un gran bel film d’azione che 'afferra' lo spettatore, sia per l’incalzare delle scene quanto per la sensatezza della trama (“regge” decisamente meglio rispetto alle eccessive peripezie della sceneggiatura di Bourne Supremacy).

Questi giudizi positivi li possiamo leggere nel 90% delle recensioni su questo film. Quello che non si è evinto abbastanza è il risvolto antropologicamente denso della sceneggiatura. Questo ne fa un bel film in senso “pieno”.

In un mondo ossessionato dalla smania di sicurezza assistiamo ad un viraggio delle procedure della CIA. Il fascicolo segretissimo che Bourne cerca infatti, era quello di una procedura sperimentale che permetteva ai servizi “tacitamente deviati” di sbrigare in quattro e quattr’otto faccende per le quali sarebbe stato lento il ricorso al parere di Washington. La burocrazia aveva “reso indispensabile” il ricorso ad altri metodi decisamente disumani per ridurre all’impotenza i nemici degli USA: è il programma Blackbriar del Dipartimento della Difesa. Bourne evidentemente si rivela vittima e carnefice del suo stesso caso, ma non è neanche questo ciò che sorprende.

Finalmente una donna, Pamela Landy (una grande Joan Allen) ai vertici della direzione della CIA, prima si pone il problema (“non sono stata arruolata per questo”) e poi, visto che non le rimane altro da fare, invece di competere in freddezza e spietatezza, osa sfidare il pensiero maschilista di un suo parigrado (interpretato dall’esperto David Strathairn) che le grida “non giudicare le decisioni (spesso “perfettibili”) prese sul campo, tu che stai dietro una scrivania”. In tutto ciò i vertici stanno pilatescamente a guardare mentre i due si affrontano in singolar tenzone. Pamela avrà la meglio? Giudicatelo voi guardando il film.

Si stigmatizza il non-pensiero come fonte del male: il bene è legato all'accettazione della propria identità consapevolmente vissuta. Inoltre viene ben resa l’idea del genio femminile al servizio della giustizia e la capacità della donna di vedere “oltre” quello che si vede. O lo fa lei questo, o l’uomo (e il mondo) da solo non ci arriva.